LE PRIME TESTIMONIANZE.
Era arte?
Ogni “scoperta” dell’uomo
subisce inesorabilmente uno sviluppo evolutivo più o
meno consistente ma sicuramente continuo. Con questo
attributo non mi riferisco alla linea temporale ma ad una immaginaria curva che
rappresenta l’importanza, l’utilità, la complessità
dei risultati. Mi spiego: è risaputo e anche ovvio che ogni
“passo” di una scoperta prenda piede dal precedente, il nuovo punto
di arrivo farà naturalmente da punto di
partenza per il successivo passo. Il limite è dato solo
dall'immaginazione dell’uomo e dai mezzi a sua disposizione (il che non
è sempre positivo ma questa è un’altra storia!).
Storia a se fa la pittura. Sicuramente
perché, come ho già scritto nell’articolo del mese scorso,
essa è la “voce dell’anima”, per cui l’unica
scoperta che la riguarda è quella fatta dall’uomo nel momento in
cui si accorge di possederla e di poterla usare.
Ecco perché la pittura, e
l’arte in generale, non presentano nella loro
storia evolutiva uno sviluppo progressivo come definito nelle righe precedenti,
se non per episodi circoscritti. Nei secoli, infatti, si sono alternati moti
artistici indipendenti, aventi origine e fine in
sé, che al massimo hanno solo preso le mosse da qualche movimento che li
precedeva, non necessariamente l’ultimo in senso temporale.
Il periodo più antico da cui provengono testimonianze
artistiche è il paleolitico (circa 8000 anni fa). Queste sono costituite
dai dipinti delle caverne (realizzati con le dita, con penne di uccello, con
rozzi pennelli, utilizzando colori di origine vegetale e animale) e dalle
piccole sculture femminili incise o scolpite con punte acuminate su pietra,
corno, osso, o avorio.
Può questo fenomeno essere considerato il primo
movimento artistico? E' un vero artista l'uomo del paleolitico? Oppure, come da
molti sostenuto, la figura dell'artista non esisteva
ancora?
La domanda nasce dalla constatazione che l'attività
espressiva dell'uomo preistorico è legata alla realtà della vita
quotidiana ed è inserita nell'esperienza pratica. L'immagine, realizzata
per i rituali magici viene prodotta con lo scopo di
propiziare il buon esito della caccia o la nascita dei figli. Essa è
rivolta agli idoli e agli spiriti della natura, perché intervengano
nella vita dell'uomo e ciò è testimoniato dalla localizzazione
delle pitture nelle grotte, che non si trovano nelle aree d'ingresso, ben
illuminate, ma nelle parti più interne, buie e nascoste. Non sfugge,
tuttavia, come nel cercare la benevolenza degli "spiriti" l'uomo abbia
scelto pittura e scultura, quasi a voler compiacere l'animo "dell'alto
interlocutore" con la bellezza di cui quest'arte è capace. Ecco che
allora si può pensare che fin dalle origini si sia stati
in grado di apprezzare la capacità dell'artista (perché di
artista si trattava) di esprimere in tratti o sculture il proprio stato
d'animo, e lo si sia elevato fino a concedergli di intercedere presso la
divinità. Lui era in grado di ammaliarla e di farsi concedere favori che
altrimenti dovevano essere richiesti al prezzo di riti magici e sacrifici
umani. Ma ancora: se queste erano le motivazioni di
chi contornava l'artista che cosa portava l'artefice a dipingere o scolpire? Le
stesse che pungolano l'artista odierno: la possibilità di esprimere i
propri sentimenti come altrimenti non avrebbe potuto fare. Si è
trattato, dunque, di un movimento artistico capace, tra l'altro, di affascinare
la cultura moderna e molti artisti, tra i quali Picasso, che li hanno considerati perfetti nella propria
istintività e vivacità espressiva.
Angela Fortuna