Il testo di scena del mese di dicembre…

NERONE

di Ettore Petrolini

a proposito dell’opera

 

Atto unico scritto ed interpretato nel 1917 (edito a Roma nel 1945), è ambientato nell’antica Roma e ricostruisce i momenti precedenti e successivi all’incendio ordinato da Nerone. (“Avvertito del malcontento della plebe, Nerone ordina di cospargere la capitale di benzina e darle fuoco. Scoppiato l’incendio, il popolo vuole la testa dell’imperatore, il quale è, però, abile a placarli dando loro i numeri della morra e la promessa di vedere la città ricostruita ancor più splendida di prima”. Da Il Teatro, volume secondo, ed. Il Giornale). Contribuisce al successo dell’opera l’interpretazione cinematografica di Totò nel 1930.

 

a proposito dell’autore…

 

Nato a Roma nel 1886 [secondo altre fonti: 1884] , figlio di un fabbro, Ettore Petrolini fu un comico attore-autore, dotato di straordinario estro scenico. Già nel 1903 intraprese la carriera di chansonnier e macchiettista nei caffè-concerto, passando dalle sale di second'ordine ai teatri più eleganti. Fu autore di monologhi, e di commedie e bozzetti pieni di comicità spesso acida e infastidita e polemica. Contribuì a svecchiare il gusto del pubblico italiano, riprendendo e divulgando forme espressive delle avanguardie teatrali, popolarizzandole in maniera estremamente efficace. Petrolini fu una maschera, ma anche la cosa più vicina al cabaret che l'Italia sia riuscita a produrre in quegli anni, formidabile osservatore e sarcastico interprete degli aspetti più assurdi e ipocriti di quella società che si voleva ordinata e moderna. E' stato anche autore di canzoni che ebbero un enorme successo, diffuse in maniera orale e poi dai mass- media del dopoguerra. Provò anche il cinema negli ultimi anni quando era ormai un divo, anche se allora senza molto successo. Le pellicole che ci restano sono testimonianze di estrema vivacità del suo modo di fare spettacolo comico. Morì nel 1936 a Roma: narra la leggenda che, in punto di morte, vedendo entrare in camera sua un sacerdote con l'olio santo [come si usava per i moribondi, nel rito cattolico], esclamò: “Mo' sì che so' fritto...!”.