Il testo di scena del mese di luglio è
ITALIA BRASILE 3-2
di Davide Enia
Da
www.spettacolo.it :
Era il 1982 l'anno del "Tempo delle Mele" e
di "Indiana Jones", del caso Calvi, di Israele che invade il Libano,
della scoperta dell'AIDS, di Riccardo Fogli che vince il Festival di Sanremo.
Era la calda estate del 1982. Era il mondiale spagnolo di calcio che l'Italia
vinse a sopresa. Italia-Brasile 3 a 2 è lo spettacolo scritto, diretto
ed interpretato da Davide Enia che rielabora, ricorda, rivive le altalenanti
emozioni della partita Italia-Brasile, seconda nell'immaginario popolare solo a
Italia-Germania di Mexico '70. La messa in scena e la recitazione si inserisce
nel filone del teatro di narrazione di Marco Paolini e Marco Baliani, con una
mimica alla Antonio Albanese, e un incedere folle alla Benni. Ma Enia aggiunge
il recupero della tradizione del cunto, l’antico racconto siciliano. La
narrazione si agita e si impenna, stando alla cronaca dei fatti, agile e abile
nel rievocare le gesta della nazionale con tono comico e un po’ epico.
Così il monologo/racconto da epopea strabiliante rimbalza dalle mura
domestiche di una numerosa e colorita famiglia incollata al televisore, al
terreno di gioco, dove si fronteggiano i brasiliani, filosofi del pallone, i
marziani del calcio e superfavoriti del torneo mondiale, e la squadra guidata
da Enzo Bearzot. Un po' uno scontro con il destino. Rimane la nostalgia per un
calcio andato, portato dalla poesia, che parla del piccolo popolo italico, dei
suoi riti scaramantici, e di un evento che cambiò la storia del Paese,
che "unificò l'Italia da Aosta alla Sicilia".
Italia Brasile 3 a 2 è una telecronaca
"epi-comica" e personalissima della partita giocata dalla nostra
nazionale ai mondiali dell'82. Una maniacale e delirante evocazione di
personaggi e fatti, esemplata sul genere teatrale del "cuntu".
"U cuntu" in siciliano è il racconto di un fatto notevole, di
un'impresa eroica che vale la pena di tramandare oralmente alle generazioni
future. Associato, nella tradizione spettacolare dell'isola, alla chanson
francese, celebrava in dialetto l'epopea cattolica dei paladini carolingi alle
prese con i terribili mori. Paolo Rossi, Zoff, Conti, Pelè, Falcao, non
hanno niente da invidiare ad Orlando o Rinaldo; le loro "gesta" fanno
parte ormai della memoria storica collettiva e meritano un loro olimpo minore,
mitico e moderno. Nel racconto dei 90 minuti si accumulano tic e stereotipi del
rituale bizzarro che puntualmente si organizza attorno all'evento mediatico:
figurine dei giocatori usate come santini e circondate di ceri propiziatori;
segni e posture scaramantiche; oggetti domestici che diventano amuleti
d'eccezione, etc…Davide Enia, autore e interprete del testo, è una
delle rivelazioni del teatro italiano.