SANT'ANTONIO DA PADOVA A
BORSANO via Cardinal Simone
Ero l'anno 1717 quando il conte Carlo
Rasini, feudatario di Borsano, ebbe licenza di costruire, accanto alla
sua casa da nobile, un oratorio pubblico, cioè fruibile anche dagli
estranei alla famiglia comitale, intitolato al Santo taumaturgo Antonio
da Padova. La Curia arcivescovile di Milano, accordando la licenza,
impose ritocchi al progetto iniziale, per cui si ebbe più o meno
l'edificio che vediamo oggi, nel quale il conte istituì coppellarne che
garantivano messe festive e feriali, con sicuro plauso e vantaggio della
popolazione del paese. La sagrestia era a sinistra, il campanile a
destra, come oggi. Caratteristica di questa chiesa era la sua funzione,
rispettata per duecento anni, di cappella domestica, legata al vivere in
campagna dei nobili, normalmente residenti a Milano: una finestrella
alta sopra l'altare consentiva loro di seguire i riti sacri dalle stanze
d'abitazione. La chiesa è nascosta tra le case; la facciata non si fa
notare sulla strada pubblica e dalla strada non si vede il campanile. Il
recupero dell'oratorio di Sant'Antonio da parte della parrocchia di
Borsano iniziò nel 1970 con interventi anche discutibili. Si è rimediato
negli ultimissimi anni, nei quali è tornata sopra l'altare la bella tela
settecentesca con il Santo e scene della vita di lui sono riemerse, in
affresco, sulle pareti: tutte opere assegnabili al pittore Giovanni
Stefano Doneda Montalti junior. Sotto l'altare è il bei paliotto in
scagliola, risalente al Settecento, che viene invece attribuito a Pietro
Solari, artista intelvese.
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