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MUSICOTERAPIA E ANZIANI
Sono
sempre più numerosi gli studi e le esperienze che attestano l'utilità
della musicoterapia con gli anziani, soprattutto se vivono l'ultima
parte della loro vita in istituto.
L'anziano e le strutture residenziali
L'ingresso in istituto rappresenta un momento di forte cambiamento delle condizioni ambientali (abbandono della propria casa e del proprio paese), affettive (si lasciano parenti, amici e conoscenti) e comportamentali (mutano a volte radicalmente le abitudini quotidiane); in pratica si interrompe bruscamente "un vissuto di continuità, uno stile di vita che può favorire risposte disadattive". Studi e ricerche psicogeriatriche sostengono che "l'istituzionalizzazione può determinare l'insorgere o l'accentuazione di disturbi emotivi e un'accellerazione dell'involuzione intellettiva" (Poderico, 1993); in particolare "segnalano un impoverimento della vita emozionale dell'anziano che vive in istituto, minore creatività, minore chiarezza percettiva, minore integrità, minore capacità di reazione agli stimoli che agiscono sull'affettività, una tendenza verso la passività e l'inattività, una maggiore chiusura ed una minore reattività all'ambiente, autosvalutazione, sentimenti di apatia e di perdita di speranza o incompletezza" (Delicati, 1997). Il ricovero, inoltre, favorisce manifestazioni di disagio psicofisico che spesso sfocia in una forte depressione senile, caratterizzata da disturbi dell'umore (tristezza, pessimismo, mancanza di stima in se stessi), e da inibizione psicomotoria accompagnata da senso di grande stanchezza e ansia, alle quali si aggiungono disturbi somatici.
La musicoterapia in istituto
Per contrastare il decadimento e il deterioramento fisico, mentale e psicologico, in questi ultimi anni nelle strutture residenziali per anziani si stanno attivando dei programmi animativi e preventivi/terapeutici. L'anziano viene, quindi, coinvolto in attività corporee, manuali, grafico-pittoriche, teatrali, verbali e musicali. Tra gli interventi musicali un posto di rilievo è ricoperto sempre più dalla musicoterapia che dà "aiuto espressivo e comunicativo all'anziano sofferente" (Delicati, 1997). E' necessario, però, che le sedute si integrino con le altre attività di animazione e con le attività sanitarie ed assistenziali, per perseguire assieme i seguenti obiettivi:
L'anziano e la musica
L'anziano, anche quello che non ha ricevuto un'educazione musicale, ha una competenza esperienziale in tutto quello che concerne il campo sonoro-musicale: la conoscenza di canti, il ricordo di eventi sonori per lui significativi, le pratiche sociali inerenti la musica come il ballo, le serenate, i cantastorie, gli strumenti musicali. Questo bagaglio sonoro-musicale che l'anziano si porta dentro, che lo accompagna, che parla della sua storia, del suo vissuto, dei suoi sentimenti, delle sua sensibilità, delle vicende passate, della sua cultura diventa materiale su cui lavora il musicoterapeuta.
L'anziano è, dunque, considerato una "persona" ancora ricca di potenzialità, di speranze, di desideri e di bisogni da attivare, conservare, preservare e rispettare. La musicoterapia lavora sulle parti sane dell'anziano e suo obiettivo primario è quello di valorizzare tutte le potenzialità residue; la musica diventa così un mezzo per "prendersi cura" degli anziani troppo nostalgicamente legati al passato e quindi incapaci di vivere un presente proiettato nel futuro, e degli anziani che presentano problemi di depressione, aiutandoli ad accettare il proprio processo di invecchiamento e/o ad elaborare un lutto. Francesco Delicati, musicoterapeuta che opera da anni in questo settore, ha elencato una serie di funzioni e di obiettivi generali della musicoterapica per anziani:
Le attività musicoterapiche
L'esperienza musicale nel paziente anziano istituzionalizzato è un'occasione importante per impegnarsi in attività spesso nuove e di grande coinvolgimento sul piano emozionale, rievocativo e cognitivo.
Il canto All'interno dell'istituto con la pratica corale, che è certamente una delle attività principali dell'intervento musicoterapeutico, si realizzano momenti di socializzazione e d'informazione culturale. Cantare vecchie canzoni o anche solo brevi frasi crea un'atmosfera gioiosa e distesa, grazie alla quale l'anziano si diverte, si rende più disponibile nei confronti degli altri e partecipa attivamente all'attività di gruppo. Cantare in gruppo rappresenta un'esperienza comunitaria capace di far dimenticare la routine quotidiana, di distogliere la mente dell'anziano dall'essere troppo occupato in tristi preoccupazioni. Cantare fa bene all'apparato respiratorio e a quello digestivo e può influire positivamente sullo stato generale di salute; si aiuterà dunque l'ospite a prendere atto della propria respirazione, alla base della produzione canora, e a coprire il tono muscolare (teso/rilassato) ad essa corrispondente. Spesso il canto, spiega Delicati, è finalizzato al recupero della "memoria sonora": il canto è il linguaggio degli affetti, delle emozioni e della memoria, è un mezzo per creare la motivazione al narrare, al raccontare e al roccantarsi. La canzone popolare diventa strumento evocativo che risveglia le memorie affettive legate alle esperienze della vita passata e che fa riaffiorare le emozioni vissute in gioventù. Associare al canto la narrazione, la reminescenza e la conseguente verbalizzazione è un modo che consente alle persone di far luce e di ricostruire la propria vita passata, ma anche presente e futura.
Le danze
L'ascolto musicale
L'ascolto è, inoltre, un vero e proprio mezzo per "l'attivazione delle funzioni cerebrali, poiché è un'azione complessa che coinvolge non solo la componente affettiva della persona ma anche quella razionale. E' dimostrato che l'ascolto della musica con un atteggiamento prevalentemente dominato dall'emotività provoca un netto aumento dell'attività cerebrale nell'emisfero di destra, mentre un ascolto di tipo analitico-interpretativo, che si accompagna alla lettura dello spartito, produce un aumento della funzionalità a livello dell'emisfero di sinistra" (Marco Trabucchi in Lorenzetti L.M., 1984).
Bibliografia
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