Cappella della Beata Giuliana già di Sant'Ambrogio

                                 

La cappella di Sant'Ambrogio, in fondo al transetto destro, venne completamente ristrutturata nel 1780 e dedicata anche alla Beata Giuliana (come ricordato dalla scritta posta sulla parete sinistra) per iniziativa e su progetto di Biagio Bellotti, acceso sostenitore del suo culto ed animatore della secolare contesa sulla sua patria. L'altare fu realizzato da Giuseppe Buzzi, lo stesso che vent'anni prima aveva lavorato all'altare maggiore, e, come spiega la scritta di destra, consacrato nel 1808 da Stefano Bonsignori, bustese, vescovo di Faenza e storico della Beata; consiste semplicemente in una cornice che racchiude la pala, ma la ricchezza dell'ornamentazione e la varietà delle forme ne fanno un solenne apparato di grande effetto scenografico con molti elementi di novità: i sostegni della mensa, le mensole del ripiano e le basi delle lesene si sono trasformate in viluppi vegetali, le colonne sono sostituite con erme femminili raffiguranti la Fede e la Carità, il frontone è un insieme di numerose volute ad avvolgimenti contrapposti. Nella grande pala con Sant'Ambrogio e la Madonna che incorona la Beata Giuliana, restaurata nel 1950 e nel 1968, il Bellotti rielabora e supera le sue passate esperienze, attingendo da un lato all'inesauribile tradizione del Seicento Lombardo, ma anticipando anche alcune modalità romantiche, e non si lascia sfuggire l'occasione di una ulteriore dimostrazione delle origini bustesi della Beata, rappresentando, nell'angolo inferiore destro, il cammino percorso da Giuliana, dalla cascina dei Poveri al Sacro Monte di Varese. Infine, nella preziosa portella del tabernacolo, il Bellotti dipinse una dolcissima figura della Chiesa che mostra il velo e la camicia della Beata Giuliana in una atmosfera di calda luminosità che ci riporta all'ambiente veneto.