La Facciata
La facciata, costruita insieme alla chiesa solo per la parte inferiore su ideazione del Richino (o Richini), rimase incompiuta fino al 1698-1703, quando si incaricarono Guido Antonio, Bernardo e Giovanni Giudici con Gabriele e Francesco Maria Longhi di fornire e lavorare le pietre necessarie al completamento, Francesco Rusca delle opere murarie e Pietro Giacomo Fontana del sagrato in 'miarolo' (granito), progettato curvilineo, ma realizzato rettangolare. In assenza del disegno originale di San Giovanni, uno schizzo del Richino ('sbozzo per la parrocchiale di Busto Piccolo'), il progetto per la facciata del duomo di Milano e la facciata realizzata per San Giuseppe ancora a Milano ci forniscono una chiara immagine di quella che sarebbe stato l'aspetto di San Giovanni.
L'architetto Domenico Valmagini (1649-1730), pur progettando il completamento della parte superiore della facciata con una certa fedeltà al disegno originale (richiniano), introdusse alcune varianti che denotano lo stile posteriore, in particolare nel finestrone (che all'interno è rettangolare con arco scemo, mentre all'esterno è ovale) e nel frontone spezzato a doppia curvatura. Nonostante il vigore delle strutture richiniane sia stato addolcito nella parte superiore, la facciata conserva tutta la sua monumentale magnificenza. Un doppio ordine fortemente aggettante di colonne e lesene (ioniche in basso, composite in alto) rinserra una serie di campi in cui sono collocati portali, bassorilievi, nicchie con statue, cartigli, in una scenografia tipicamente barocca che contrasta con la spoglia semplicità dei fianchi della chiesa, secondo le direttive di San Carlo Borromeo.
L'effetto di grandiosità era sicuramente più evidente quando la facciata poteva essere vista solo da vicino, dalla stretta strada che correva davanti al sagrato, dato che l'attuale piazza fu aperta solo nel 1716-1719.
Tutte le sculture della chiesa sono riconducibili ai primi ottant'anni del Settecento. Per la facciata, tra il 1699 ed il 1701 vengono scolpite da Giovanni Pozzi, di Puria in Valsolda, con una arenaria oggi molto deperita, le statue dei vescovi Ambrogio e Carlo per le nicchie dell'ordine inferiore, delle virtù della Fede e della Carità per il protiro, dei Santi Pietro e Paolo per l'ordine superiore, dei profeti Isaia, Davide, Mosè e Malachia per il frontone; pur ricalcando prototipi già sperimentati, non manca un tentativo di rivitalizzazione in quell'animare i panneggi e in quell'ondulare i capelli che rendono così pienamente lo spirito del barocco. Di migliore qualità e di grande forza espressiva è la statua centrale di San Giovanni Battista, di Siro Zanelli, pavese e statuario del duomo di Milano. Nel 1703-05 ancora il Pozzi scolpisce i bassorilievi, sopra le porte, dell'Annuncio a Zaccaria del concepimento, della Nascita e della Decollazione del Battista, opere con forti dislivelli di qualità, ma anche con riferimenti 'colti' alla scultura contemporanea e con una certa drammaticità nella scena della decapitazione. Nel 1782 viene collocato, vicino all'angolo sudoccidentale del sagrato, un monumento alla beata Giuliana, mentre infuriano le polemiche sul luogo della sua nascita, richiamate dalla scritta del basamento. La rap presentazione della beata nell'atteggiamento di dissetarei pellegrini del Sacro Monte, il morbido panneggio degli abiti, la dolcezza del volto assorto e la somiglianza con numerose incisioni sullo stesso tema fanno pensare ad un disegno del bustese canonico Biagio Bellotti (1714-1789), ancora nella tradizione barocchetta, nonostante ci si avviasse già in quegli anni agli irrigidimenti neoclassici. Fu spostata nella posizione attuale nel 1924 e restaurata nel 1983.